"Uno sontro epico tra individuo e collettivo,
uno squarcio nella coscienza dei nostri giorni"

Incoherent Loop

con  Brittany Spencer (Edy)
        Isaac Ferrier (Ed)
        Will Sheldon (l'Artista)

Tratto dal racconto God's Incoherence di Jonathan Pierce, edito in Italia da SciFi Edizioni, 2002

Diretto
da Marc Thamyl
Sceneggiatura di Jonathan Pierce
Fotografia di Ovi Keshner
Montaggio di Tyrell Ross
Musiche e canzoni di Mo Mo Joo & Cecyl B.
Scenografia
di Nicholas T. Moore
Costumi di Alfonso Catáñez

Anno di uscita: 2016
Genere: drammatico
Lingua: inglese
Paese di produzione: Gran Bretagna
Produttori esecutivi: Jonathan Pierce, Freddy Martens e Paula Restío
Casa di produzione: FFFilm Video in collaborazione con Canal Mind
Distribuzione: 7/Day-After

 
INCOHERENT LOOP (2016)

TRAMA

In una grande città occidentale cento uomini appartenenti alla classe media ricevono un invito per partecipare all’inaugurazione di una mostra-evento. L’esposizione, che si snoda lungo sette sale tematiche, sembra avere lo scopo di sensibilizzare le coscienze individuali, ma la risposta collettiva all'esperimento assumerà, lungo il tragitto, conseguenze drammatiche, fino ad un inevitabile finale.





A voler trovare il tòpos di questo bizzarro e fantasmatico film di Marc Thamyl, si direbbe la dicotomia. Ambientato quasi per intero all'interno di un museo, il film ci fa entrare in un'installazione che un non ben definito Artista utilizza per tentare di smuovere le coscienze degli ignari fruitori. Attraverso 7 sale, gli invitati vengono accompagnati da splendide ragazze, che altro non sono che le loro coscienze sopite, da risvegliare. Non andrà come vuole l'Artista, o forse sì.
Il film è tratto da un racconto di Jonathan Pierce, che si avventura, per la prima volta, a scriverne il soggetto per lo schermo. Il risultato non manca di originalità, ma la vera riscrittura per immagini la si deve al montaggio. Il film infatti è suddiviso in due parti. La prima metà è un lungo viaggio alla riscoperta del senso collettivo, e viene narrato in un unico piano sequenza, quasi in omaggio al capolavoro di Sokurov Arca russa. Una seconda parte scatena gli orrori dell'individualismo con un montaggio rapido e serrato. Un dualismo che diventa dicotomia, il vero filo conduttore del film.

Cresciuto nell'universo dei docu-film, Thamyl non riesce ad affrancarsene. La trama è complessa e a tratti biblica, e rischia di appesantire e rendere asettica anche l'esile storia d'amore tra i due protagonisti, che sembrano spaesati e fuori luogo, a far da sfondo a una visione concettuale e fin troppo cerebrale.

  

      CRITICA   *****                2,84/5                  *****   PUBBLICO