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   Pietro Germi                                                                                                                       Divorzio all'italiana

Schede
registi e
film


Mario Monicelli: il padre della commedia all'italiana

Elio Petri: il cinema di qualità al servizio dell'impegno politico

Pietro Germi: vizi e peccati della provincia italiana

Marco Bellocchio: il cinema gridato

Dino Risi: cartoline dall'Italia che cambia

Florestano Vancini: la storia in forma di cronaca

Antonio Pietrangeli: ritratto al femminile

Ettore Scola: viaggio tra sogni e speranze



Pietro Germi

Vizi e peccati della provincia italiana

Pietro Germi

 

(Genova, 14 settembre 1914 - Roma, 5 dicembre 1974)
Figlio di un operaio e di una sarta, si trasferisce a Roma per iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia: dapprima segue i corsi di recitazione, poi passa alla regia sotto Blasetti.

La sua opera prima è “Il testimone” (1945); poi si fa notare con “In nome della legge” (1949), una sorta di western ambientato nella Sicilia mafiosa, ed “Il cammino della speranza” (1950), su un gruppo di zolfatari meridionali che emigrano in Francia. Dopo aver raggiunto il successo con misurati melodrammi d’ambiente popolare (“Il ferroviere”, 1955) e piccolo borghese (“L’uomo di paglia”, 1958), si sposta decisamente sul registro della commedia, centrando  immediatamente il bersaglio con “Divorzio all’italiana” (1962), che ottiene un Oscar per la sceneggiatura e dà praticamente il nome ad un intero genere. Farsa amara e pungente, dove viene stigmatizzato il concetto di delitto d’onore, procura a Germi la fama internazionale, grazie anche ad una strepitosa interpretazione di Marcello Mastroianni. Il seguente “Sedotta e abbandonata” (1964) affronta tematiche e presenta personaggi similari, accentuando i toni grotteschi e una certa concitazione narrativa. Satira di costume ed acre moralismo trovano, infine, un perfetto punto di fusione in “Signore e signori” (1965), ove nel mirino del regista finisce la perbenista provincia veneta, che nasconde dietro l’ossequio formale al cattolicesimo infiniti ed inconfessabili vizi. Dopo il poco noto “L’immorale” (1966), inizia l’inarrestabile decadenza dell’autore: “Serafino” (1968) e “Le castagne sono buone” (1970) tessono improbabili elogi dell’ingenuità e dei buoni sentimenti, “Alfredo Alfredo” (1972) è una fiacca commedia antidivorzista. Mentre sta lavorando al progetto di “Amici miei” (1975) (poi ereditato da Monicelli), Germi scompare prematuramente per una malattia epatica. Cineasta sottovalutato, artigiano di talento (Fellini lo chiamava “il grande falegname”, mescolando aspetto fisico e valore professionale), è un narratore di storie impeccabile: forse il migliore indigeno nel coniugare istanze artistiche e ragioni spettacolari, nella direzione d’un cinema più statunitense che nostrano.

Divorzio all'italiana

Divorzio all'italiana

 

Regia:  Pietro Germi

 

Interpreti: Marcello Mastroianni, Stefania Sandrelli, Leopoldo Trieste, Daniela Rocca, Lando Buzzanca

Sceneggiatura: Ennio De Concini, Pietro Germi, Alfredo Giannetti

Fotografia: Carlo Di Palma

Produttore: Franco Cristaldi per la Lux Film

Italia, 1962, b/n, 120 min

 

Il vecchio codice penale prevedeva generose attenuanti per il cosiddetto "delitto d'onore". Un ottimo pretesto per una satira che Germi, in collaborazione con gli esperti sceneggiatori De Concini e Giannetti, architetta senza risparmiarsi nulla. E la satira, sapisamente interpretata da Marcello Mastroianni, Daniela Rocca, Leopoldo Trieste e dalla giovanissima Stefania Sandrelli, riesce. Il successo è di vaste proporzioni, l'interesse critico è ovunque alto (all'estero l'espressione italian style, che traduce "all'italiana" in inglese, entra nel linguaggio di tutti i giorni). Il film appartiene - osserva Enrico Giacovelli - al filone della commedia meridionalistica, che applica lo stile e la cattiveria delle commedie del boom a una società arcaica, eterna, una società che vive in un certo senso fuori dall'Italia e fuori dal mondo. Nell'Italia dei film di Risi certi fatti da Medioevo non accadrebbero, o quanto meno accadrebbero in gran segreto. E probabilmente sarebbero meno intrisi di misoginia. Misoginia che è il vero tema di Divorzio all'italiana.

(Fernaldo Di Giammatteo, Dizionario dei capolavori del cinema, B. Mondadori, 2004)

 

Premi Oscar 1963: miglior sceneggiatura originale

2 Golden Globe 1963: Samuel Goldwyn International Award, miglior attore in un film commedia (Marcello Mastroianni)

Festival di Cannes 1962: premio per la miglior commedia

2 Nastri d'Argento 1962: miglior soggetto originale, miglior attore protagonista (Marcello Mastroianni)

BAFTA: miglior attore internazionale (Marcello Mastroianni)