Antonio Pietrangeli
Ritratto al femminile
(Roma, 1919 -
Gaeta, 1968)
Laureato in medicina, si dedica inizialmente
al giornalismo cinematografico collaborando a numerose testate (“Cinema”,
“Bianco e Nero”, “Si gira”, “Star”): in seguito, partecipa alla sceneggiatura
di molte pellicole, a partire da "Ossessione" di Visconti del 1943, a
“Gioventù perduta” (1947) di Germi e “Europa ‘51” (1952) di Rossellini
Esordisce dietro la macchina da presa con Il sole negli occhi (1953), malinconica
vicenda incentrata sulle disavventure di una cameriera, ove già si annuncia
quella predilezione per i ritratti femminili che caratterizzerà le sue opere
più intense e riuscite. Se Lo scapolo
(1955) e Souvenir d’Italie (1957)
sono commedie alquanto convenzionali, solo in parte riscattate da precise annotazioni
di costume, Nata di marzo (1957) e soprattutto
Adua e le compagne (1960) lo restituiscono
alla sua vena di vigoroso narratore e fine cesellatore di psicologie.
In Fantasmi
a Roma (1961) percorre con originalità ed intelligenza quei sentieri della
commedia fantastica così poco battuti, e ne La parmigiana (1963) tratteggia da par suo un quadro di provincia
tra il malinconico ed il grottesco.
Con La
visita (1964), cronaca amara e risentita di un breve incontro, Pietrangeli ottiene
il suo primo risultato assoluto, grazie anche alla prova di un’eccellente
Sandra Milo. Dopo Il magnifico cornuto
(1964), adattamento della pochade di Crommelynck all’insegna della satira
sociale, Pietrangeli firma con Io la conoscevo bene (1965) il suo
capolavoro: concepito molto tempo prima e rimandato per contrasti con la
produzione che voleva Natalie Wood o Brigitte Bardot nel ruolo che verrà poi
superbamente interpretato da Stefania Sandrelli, è l’analisi pungente delle
illusioni d’una giovane donna, attratta dal mito del benessere e dal miraggio
della celebrità, fino ad una tragica sconfitta. Poco più tardi, Pietrangeli
morirà poco meno che cinquantenne, annegato nel mare di Gaeta durante le
riprese di Come, quando e perché
(1969).
La prematura scomparsa ha
privato il cinema italiano di uno tra i suoi autori più sensibili e rigorosi, capace
come pochi di indagare il reale con uno sguardo laico e partecipe.

Io la conoscevo bene
Regia
Antonio Pietrangeli
Interpreti
Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Mario Adorf,
Enrico Maria Salerno, Ugo Tognazzi
Sceneggiatura
Antonio Pietrangeli, Ruggero Maccari, Ettore Scola
Italia, 1965, b/n, 109 min
Costruito come una sorta di
mosaico, dove gli episodi si susseguono a ritmo incalzante, il film delinea il
magistrale ritratto di una ragazza a cui tutto sembra scivolare addosso
("Le va tutto bene. Non desidera mai niente, non invidia nessuno, è senza
curiosità. Non si sorprende mai. Le
umiliazioni non le sente... Ambizioni zero. Morale nessuna, neppure quella dei
soldi perché non è nemmeno una puttana. Per lei ieri e domani non
esistono" dirà uno scrittore nel film), almeno fino all'improvviso e
drammaticissimo finale. Straordinaria la prova della Sandrelli, imposta dal
regista contro il parere di tutti, perfetta nel rendere questa sprovveduta ma
non incolpevole vittima di una società che la ferisce e a cui cerca di
adeguarsi nell'unico modo che conosce: cambiando vestito e pettinatura dopo
ogni fallimento. Ne esce un acuto ritratto dell'Italia anni Sessanta,
malinconico e cattivo, pieno di millantatori, arrivisti e volgari seduttori che
gravitano tutti in torno al "gran" mondo del cinema e della
pubblicità.


Nastri d'argento per il regista,
gli sceneggiatori Ettore Scola e Ruggero Maccari e per Ugo Tognazzi, che riesce
a rendere indimenticabile un'apparizione di pochi minuti nei panno del vecchio
attore Bagini, disposto a tutto pur di ottenere una scrittura.
Il
Mereghetti, Dizionario dei film 2008, Dalai
Editore