Mario
Monicelli
Il
padre della commedia all'italiana

"Gli
italiani non sono né eroi, né missionari. Sono
generosi
e non si perdono mai d'animo".
Mario
Monicelli sa cosa dice quando fa questa acuta
analisi di costume. Sotto le sue mani sono passati gli interpreti
più
importanti della commedia all'italiana fatta di farsa, ironia,
tristezza e
cinismo. Il tutto con uno sguardo intenso e disincantato sulla
realtà italiana,
descritta con l'intelligenza di oltre sessant'anni di lavoro come
sceneggiatore
e regista.
Nasce
a Viareggio nel 1915. Figlio del critico teatrale e giornalista
Tommaso, si
laurea in storia e filosofia. Critico cinematografico dal 1932, ha
l'occasione
di dirigere due anni dopo - assieme all'amico Alberto Mondadori - il
cortometraggio Cuore
rivelatore, cui fece seguito sempre nel '34 il
mediometraggio muto I
ragazzi della via Paal, presentato e premiato a
Venezia. Nel
1937 gira il suo primo lungometraggio, Pioggia d'estate. Negli anni
compresi fra il 1939 ed il 1949 è attivissimo come
aiuto-regista e
sceneggiatore, collaborando alla realizzazione di una quarantina di
titoli,
tutti d'un certo interesse. Ritorna dietro la macchina da presa nel '49
- dando
il via ad una felice collaborazione con Steno, ed in quattro anni
dirige ben
otto film, tra cui il celeberrimo Guardie e ladri (1951). Dal
1953
inizia a lavorare in proprio, pur senza disdegnare
l'attività di sceneggiatore
che lo conduce a scrivere per molti altri cineasti.
La
sua ricchissima filmografia annovera grandi successi di pubblico e di
critica,
e molte sue pellicole fanno ormai parte della storia del cinema: basti
ricordare I soliti
ignoti (1958),
che impose Vittorio Gassman nelle inedite vesti di attor comico, La
grande guerra (1959),
Leone
d'oro a Venezia e nomination all'Oscar, I compagni (1963), altra
nomination, L'armata
Brancaleone (1966), originale nello spunto e
vincitore di innumerevoli
premi, La ragazza
con la pistola (1968), terza nomination all'Oscar, Amici
miei (1975), Un
borghese piccolo piccolo (1977), con un Sordi da
antologia, Speriamo
che sia femmina (1986), amatissimo dalla critica.
Nel
1991 gli viene conferito il Leone d'oro alla carriera. Nel 1992 gira Parenti
serpenti e nel 1994 Cari fottutissimi amici, che
riceve
una menzione speciale al Festival di Berlino. Nel nuovo millennio si
presenta
al pubblico e alla critica parlando della bestia nera che
più di ogni altro
l'ha ossessionato nella sua vita: la guerra. Il film Le
rose
del deserto (2006),
che ancora una volta mette in luce una visione
antieroica dell'esercito italiano.

I
soliti ignoti
Regia:
Mario
Monicelli
Interpreti:
Vittorio
Gassman (Peppe),
Marcello
Mastroianni (Tiberio),
Renato
Salvatori (Mario),
Totò
(Dante Cruciani), Carlo Pisacane (Capannelle), Tiberio
Murgia
(Ferribotte), Memmo Carotenuto (Cosimo), Carla
Gravina (Nicoletta),
«continuaClaudia
Cardinale (Carmelina)
Sceneggiatura:
Mario Monicelli, Suso Cecchi D'Amico, Age & Scarpelli
Fotografia:
Gianni Di Venanzo
Scenografia
e costumi: Piero Gherardi
Musica:
Piero Umiliani
Montaggio:
Adriana Novelli
Produzione:
Lux Film
Italia,
1958, b/n, 111 min
E'
una doppia svolta: per la commedia che il cinema italiano
coltiva in maniera pedissequa e spesso volgare, per Monicelli che mette
a fuoco
l'orizzonte dei suoi interessi. Una struttura efficiente e snella,
grazie
all'ottima sceneggiatura, una distribuzione di ruoli che
rappresentò una vera
sorpresa (Gassman per la prima volta in un personaggio comico,
Mastroianni e
Salvatori perfettamente caratterizzati, la presenza di due
straordinarie
macchiette come Capannelle/Carlo Pisacane e Ferribotte/Tiberio Murgia,
un
assolo formidabile di Totò maestro scassinatore), la felice
coincidenza di una
situazione sociale nuova (il boom economico) con l'intuizione che a
tempi nuovi
appena iniziati occorrano strumenti espressivi inediti, slegati dal
populismo
neorealistico: tutto questo confluisce in un film leggero, scettico e
in
apparenza disimpegnato, che lascerà un segno sul destino
della commedia
all'italiana e che troverà imitatori in Italia e fuori.
(Fernaldo
Di
Giammatteo, Dizionario dei capolavori del
cinema, B. Mondadori, 2004)
Frasi
famose
Capannelle:
Dimmi
un po' ragassolo, tu conosci un certo Mario che abita qua intorno?
Bambino:
Qui de Mario ce ne so'
cento.
Capannelle:
Sì va bene, ma questo l'è
uno che ruba...
Bambino:
Sempre cento so'.
Cosimo
(in prigione agli altri carcerati
durante l'ora d'aria): Chi ha una sigaretta e non me la vuol
dare, gli possa
morire il padre e la madre......................
Tutti orfani, eh!
Tiberio/Mastroianni
ai complici, dopo il fallimento del colpo: Rubare
è un mestiere impegnativo,
ci vuole gente seria, mica come voi... Voi al massimo potete andare a
lavorare.