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   Elio Petri                                                                        Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Schede
registi e
film


Mario Monicelli: il padre della commedia all'italiana

Elio Petri: il cinema di qualità al servizio dell'impegno politico

Pietro Germi: vizi e peccati della provincia italiana

Marco Bellocchio: il cinema gridato

Dino Risi: cartoline dall'Italia che cambia

Florestano Vancini: la storia in forma di cronaca

Antonio Pietrangeli: ritratto al femminile

Ettore Scola: viaggio tra sogni e speranze


Elio Petri

Il cinema di qualità al servizio dell'impegno politico

Elio Petri

(Roma, 1929-82). Elio Petri resta, ancora oggi, un regista sottostimato, frettolosamente collocato nella categoria dei cineasti politici. Nonostante sia l'erede del neorealismo avendo imparato il mestiere a fianco di Giuseppe De Santis (con il quale collaborò alla sceneggiatura, tra gli altri, di Roma ore 11 nel 1952 e di Un marito per Anna Zaccheo nel 1953), Petri trasforma queste influenze evolvendosi verso un cinema barocco in cui la creatività prevale sul rigore ideologico delle intenzioni. Sceglie una regia espressionista, approfittando degli insegnamenti brechtiani e degli espedienti del grottesco; confonde le tracce servendosi di Marx e Gramsci come anche di Freud e di Reich; si perde in visioni oniriche e dirotta lo spettatore con tuffi kafkiani nei labirinti dello sdoppiamento dell'essere e della schizofrenia. Il suo stile trompe l'œil si serve dell'artificio per circoscrivere meglio la realtà e delle metafore per esplorare le aberrazioni del potere. Al di là della sua fermezza è un uomo angosciato e pervaso dal dubbio.

(Dizionario dei registi del cinema mondiale, a cura di Gian Piero Brunetta, Einaudi, 2008)

 

Di origini modeste, Petri interrompe gli studi e inizia la militanza nel Partito Comunista. S'avvicina al cinema partecipando ai cineforum e scrivendo sulle pagine dello spettacolo de "L'Unità". Dopo una decennale attività come sceneggiatore, affronta il suo primo lungometraggio nel 1961 con L'assassino, "thriller" con Marcello Mastroianni, che attesta da subito il suo interesse per una sorta di "neorealismo esistenziale" che sarà la misura stilistica e tematica del suo primo periodo registico. Nel 1965 gira il film fantascientifico La decima vittima da un romanzo di Shekley, cui segue il film di impegno antimafioso A ciascuno il suo (1967), tratto da Sciascia. Il '68 e gli anni Settanta rappresentano una svolta. La trilogia Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), La classe operaia va in Paradiso (1971) e La proprietà non è più un furto (1973) lanciano Petri come cineasta di punta, mettendolo al centro del dibattito e speso delle polemiche, e inserendolo nel circuito internazionale. I tre film si giovano tutti di Ugo Pirro come sceneggiatore, di Kuveiller come direttore della fotografia, di Morricone come musicista e di R. Mastroianni come montatore, e in due casi su tre di un magnifico Gian Maria Volonté. Nel 1976 Petri gira il suo quarto "grottesco", Todo Modo, tratto da Sciascia, in cui Gian Maria Volonté interpreta il ruolo dell'on. Aldo Moro, ruolo che ricoprirà nuovamente, in chiave drammatica, dieci anni dopo, ne Il caso Moro di Giuseppe Ferrara, che rievoca il rapimento, la prigionia e l'assassinio di Moro da parte delle Brigate Rosse, nel maggio 1978.

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Indagine su un cittadino 

al di sopra di ogni sospetto

Regia: Elio Petri

 

Interpreti: Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Salvo Randone

Sceneggiatura: Elio Petri, Ugo Pirro

Fotografia: Luigi Kuveiller

Musica: Ennio Morricone

Montaggio: Ruggero Mastroianni

Produzione: Vera Film

Italia, 1970, col, 103 min

 

Il grottesco sotto forma di narrazione realistica di un enigma al rovescio: come non scoprire un assassino confesso. Si ha l'impressione che l'intrigo immaginato da Petri (e dallo sceneggiatore Ugo Pirro) sia troppo meccanico, tanto puntuale e incalzante appare il suo svolgimento. In realtà, la macchina funziona perché è guidata da un'idea forte e pervasiva: il convincimento che non solo il potere è ingiusto e unicamente repressivo (il film nasce, com'è ovvio, da una costola della contestazione sessantottina), ma è anche inesorabilmente impotente. Non sono soltanto sbirri, gli uomini del potere, ma anche patetici pagliacci. Gian Maria Volonté questo ha capito e questo magnificamente esprime. Ennio Morricone fornisce l'ironico contributo di una musica perfettamente intonata.

(Fernaldo Di Giammatteo, Dizionario dei capolavori del cinema, B. Mondadori, 2004)

 

Festival di Cannes 1970: Gran Prix Speciale della Giuria

David di Donatello 1970: miglior film e miglior attore protagonista (Gian Maria Volonté)

 Premi Oscar 1971: Oscar al miglior film straniero

Kansas City Film Critics Circle Awards 1972: miglior film straniero

 

"Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge,
quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano"
(Kafka)